Le 5 eccellenze Toscane legate al vetro che nessuno conosce

La lunga tradizione del vetro toscano passa spesso in secondo piano in una terra così ricca di eccellenze e famosa per le sue specialità. 

La vasta offerta gastronomica e artistica, i luoghi d’interesse storico e artistico, i paesaggi naturali e termali attirano una grande fetta di visitatori, ma non è tutto. In Toscana l’artigianato ha rappresentato da sempre un punto di forza, che nel corso delle epoche ha saputo creare capolavori che ancora oggi riescono ad affascinare. In questo senso anche gli artigiani toscani del vetro hanno fatto la loro parte, portando innovazione in settori come l’ottica e l’ingegneria, ma anche risolvendo problemi più comuni

In questo articolo vediamo 5 esempi della straordinaria importanza della produzione di vetro in Toscana di cui probabilmente non eri a conoscenza. 

 

Verde Empoli: il colore del vetro e della terra

 

La lavorazione del vetro è stata da sempre una delle eccellenze artistiche italiane, in Toscana è tradizionale quella del vetro verde di Empoli

Il tipico colore “verde Empoli” che caratterizza questo vetro è dovuto all’alta percentuale di ossido di ferro contenuto nelle sabbie raccolte dai fiumi locali o dalle coste tirreniche.

La lavorazione rimasta immutata nel tempo segue tutt'oggi le tecniche tradizionali, secondo le quali i maestri vetrai dopo aver lavorato la pasta di vetro incandescente con le bacchette, la soffiano a bocca all'interno di stampi fino a fargli assumere la forma desiderata. 

Nato a conseguentemente all'attività agricola per la necessità di contenitori destinati a conservare due delle maggiori produzioni agroalimentari della regione Toscana: olio e vino. Il vetro verde ben si prestava a questa funzione: è sempre stato un materiale a basso costo e grazie al suo caratteristico colore filtrava la luce e conservava al meglio i prodotti al suo interno.

Per molti anni ha rappresentato il traino economico della comunità di Empoli.

 

 

Il vetro del Louvre è Toscano

 

La prima cosa che viene in mente pensando al Louvre è la Gioconda, il secondo sono le piramindi di vetro inverse che la sovrastano: in entrambi i casi c'è lo zampino Toscano.

La prima è l’opera più famosa di Leonardo da Vinci, l’altra è l’imponente costruzione in vetro che s’incontra due volte – fuori e all’interno dell’edificio – e rimane negli occhi per sempre. 

Si tratta di quella Piramide inversa protagonista anche nei best seller di Dan Brown, che riflette e propaga «come un prisma, la luce all‘interno della hall sotterranea» del Louvre.

I turisti di tutto il mondo (italiani compresi) la amano, ma in pochissimi sanno che a costruirla non sono stati ingegneri dei più rinomati uffici parigini, ma una realtà d’eccellenza toscana: la Rober Glass srl di Calci, piccolo paese in provincia di Pisa.

 

«Le Travi Vitree Tensegrity – spiega Froli, del dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni – costituiscono la risposta ingegneristica alla richiesta di un’ideale smaterializzazione degli edifici proveniente in misura crescente dalla architettura contemporanea. Si tratta di un prodotto da costruzione in vetro strutturale precompresso e acciaio, attualmente unico a livello internazionale nel settore high tech, che apre le porte alla possibilità di costruire strutture in vetro di grande luce ed elevate capacità portanti anche in zona sismica, garantendo gli stessi standard di sicurezza che oggi possiedono altri materiali da costruzione tradizionali». 

 

 

Toscana, vino e vetro: il fiasco del Chianti H-2

 

Il fiasco da vino impagliato si diffuse in tutta l’Italia, anche se con forme e nomi diversi, come le pulcianelle di Orvieto.
Nei secoli successivi il fiasco divenne sinonimo di vino toscano e soprattutto di Chianti. 

 

Nel 1574 un bando granducale fissò la sua capacità a 2,280 litri corrispondenti a “mezzo quarto” volume che veniva certificato da un bollo con il giglio di Firenze nel rivestimento e, in epoca successiva, nel vetro.
Nel 1922 fu ideata la chiusura ermetica, che ne permetteva la spedizione in grandi quantità. Da qui la commercializzazione e soprattutto le esportazioni dei vini toscani crebbe esponenzialmente. 

La cosa che forse vi sbalordirà è sapere che ancora negli anni ’60 del Novecento il fiasco continuava ad essere molto usato anche se la sua produzione era ormai più industrializzata e, ai vetri soffiati a bocca, si erano sostituiti quelli fatti a macchina così come era stata meccanizzata l’impagliatura sostituendo le donne “fiascaie”. 

 

 

Il vetro infrangibile inventato dai romani in Toscana

 

Nella sua Storia Naturale Plinio racconta che il vetro flessibile era stato fabbricato da un vetraio romano, mentre regnava Tiberio. 

L’imperatore, a cui l’artigiano aveva mostrato l’invenzione, non apprezzò affatto il nuovo materiale e fece chiudere il laboratorio. Plinio esprime molti dubbi sulla credibilità della storia, diffusa ma non dimostrata. 

Ma durante il medioevo, il borace era comunemente importato in Europa dall’Oriente, e niente vieta di pensare che non lo fosse già durante l’impero romano. E comunque sia, nella ben più vicina Maremma toscana, c’erano (come oggi) i soffioni boraciferi che potevano fornire l’occorrente per il vetro flessibile. 

È troppo fantasioso pensare che lo sfortunato vetraio romano si sia casualmente imbattuto negli insoliti cristalli e abbia deciso di unirli all’impasto di vetro, per vederne l’effetto? 

La domanda è destinata a rimanere senza risposta, ma il vitrum flexile, nonostante la sua improbabile esistenza, resta comunque una “invenzione perduta dei romani”. 

 

 

Da Vinci e l’invenzione del tappo colmatore

 

uno strumento che ha a che fare con la sperimentazione scientifica di secoli fa e che fa parte della nostra tradizione: il tappo colmatore.

La sua è un’origine piuttosto misteriosa, ci sono teorie contrastanti su chi l’abbia inventato e quando sia entrato a far parte dell’uso comune nella produzione vinicola, ma non c’è dubbio che questo incredibile congegno abbia rivoluzionato il lavoro del produttore vinicolo. 

Grazie a questo sistema è possibile colmare i tini senza aprirli, limitando l’esposizione all’ossigeno. Grazie ad una bolla di galleggiamento è possibile capire se il vino contenuto si sta ritirando o espandendo, suggerendo se occorre togliere o aggiungerne altro.

Inoltre ha anche la funzione di “gorgogliatore” durante la fermentazione.

Ci sono teorie che fanno risalire l’invenzione del tappo colmatore a Leonardo da Vinci, noi non ce la sentiamo di smentire. Considerando la grande conoscenza che il creatore del tappo colmatore ha dovuto avere in materia di fisica dei liquidi e la capacità di fabbricazione necessaria per realizzarlo. 

Eri a conoscenza di queste straordinarie storie legate al vetro toscano? Per noi di Amarzo la tradizione artigiana è importante e in tutti i nostri prodotti di vetro riciclato al 100% mettiamo tutta la passione scritta nella nostra storia.

 

Articolo a cura di Renato M.G. Sarlo

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